Buenos Aires, un pizzico di Europa in Sud America

Baires, come la chiamano i suoi abitanti, è un insieme variegato di contaminazioni culturali e architettoniche, per lo più europee. Una mezcla affascinante che sa di vecchio continente!

E’ il risultato di secoli di dominazione spagnola prima e di fenomeni di immigrazione massiccia dal vecchio continente poi, in particolare dall’Italia. E sarà proprio la profonda adorazione degli argentini per l’Italia e gli italiani uno dei tratti distintivi di un legame indissolubile tra 2 paesi geograficamente così lontani. L’Argentina, ed in particolare Baires, è come quello zio d’America che vedi una volta all’anno, nostalgico della propria terra natia, che nei rari e sporadici incontri ti riempie di attenzioni. Provate a sbandierare la vostra italianità con fierezza, percepite negli sguardi l’amore per il nostro paese da parte di questi figli e nipoti di migranti italiani, così innamorati di una terra che in realtà non hanno calcato mai, solo idealizzato. 

Percorriamola a piedi, per quanto sia una metropoli il centro della città si sdraia delicatamente sul Rio de la Plata, che separa il paese dal piccolo Uruguay (la capitale, Montevideo, è raggiungibile in barca in giornata!). Piccola curiosità: Rio de la Plata è traducibile come fiume dell’argento, poiché in passato vari esploratori vi avevano trovato notevoli ricchezze percorrendone le acque.

Percorriamola senza patemi d’animo: Baires può essere pericolosa esattamente come qualsiasi altra metropoli al mondo, se percorsa alle ore sbagliate nei barrios sbagliati. Unico consiglio: evitate di farvi selfie o sbandierare il vostro smartphone sull’Avenida 9 de Julio (una delle strade più larghe al mondo), dove troverete il famoso obelisco simbolo della città e l’opera in ferro dedicata ad Evita Peròn: purtroppo è ancora parecchio diffuso il fenomeno degli scippi, quindi occhi aperti.

Ma al di là di queste piccole raccomandazioni, Baires si lascia amare alla follia, con la sua eleganza chiassosa, percorsa da un’energia facilmente percepibile a pelle. Iniziamo!

BARRIO LA BOCA

A proposito di influenze italiane. Il barrio La Boca non è solo il quartiere dove la squadra del Boca Juniors, dove tra gli altri hanno militato Tevez ed un certo Maradona, è di casa. Qui si può trovare il mitico stadio de La Bombonera, che sentirete tremare durante un match casalingo, sotto i calorosi incitamenti dei tifosi di casa. I tifosi appunto, detti xeneizes,i genovesi, termine che ha origine dalla parola Zena, Genova in dialetto genovese. Eh sì, perché proprio qui vi era una folta comunità di emigrati genovesi. Ne troverete traccia anche nelle caratteristiche vie de El Caminito, composto da numerose caratteristiche case di lamiera colorate, che si affacciano sul porto. La causa di tale varietà di colori delle abitazioni la si deve alla necessità dei pescatori genovesi di ritorno dalle battute di pesca nel mar de la plata di riconoscere la propria abitazione fra tante.

Qui ora troverete locali, negozi e ristoranti, oltre a spettacoli di tango (il ballo iconico argentino, al quale è stato dedicato il puente de la mujer nel nuovo distretto di Puerto Madero, il quale rappresenta proprio due ballerini). La Boca rimane una zona problematica della città. Tuttavia il tentativo di riqualificazione procede spedito verso un radicale mutamento del barrio, grazie ad una diffusa street art e all’utilizzo di una ex centrale elettrica come centro culturale e spazio adibito a mostre, concerti ed eventi di ogni tipo, la Usina del Arte, sul modello della Tate Modern di Londra…davvero da non perdere!

SAN TELMO

A proposito di influenze francesi. Ecco, San Telmo è di gran lunga il mio barrio preferito di Baires. Sarà che è stato il primo quartiere nel quale ho dormito all’inizio del mio viaggio a zonzo per Argentina e Cile, il mio battesimo di fuoco di un lungo viaggio in solitaria. 

Ma tutto di questo barrio è pura poesia. Le costruzioni decadenti, la luce che filtra nel reticolo di viuzze sulle quali si affacciano i caffè (da non perdere Cafè la poesia!) dove potrete ammirare non di rado eleganti signori appuntare note e riempire i propri taccuini, sorseggiando una tazza di caffè accompagnato dalle facturas, le tipiche paste ripiene di dulce de leche (una crema dolce a base di latte e zucchero). Tutto è così bohemién. Non abbiate timore di entrare nei portoni spalancati, all’interno dei quali troverete numerose galleria d’arte e laboratori artigianali, come quelli del patio del Pasaje la defensa. Proseguite verso Plaza Dorrego, con i suoi pub aperti fino a tardi, dove scorrono fiumi di Fernet Cola (ne vanno pazzi e credono che il Fernet sia argentino). Da non perdere anche il mercato delle pulci della domenica, il mercado de pulgas, durante il quale si esibiscono numerosi gruppi ballerini di tango amatoriali. 

Piccola curiosità: San Telmo è anche il barrio dove ha vissuto per larghi tratti della sua vita Luca Prodan. Nel mio breve soggiorno a Baires sono venuto a conoscenza dell’incredibile storia di questo musicista italiano, totalmente sconosciuto nel nostro paese. Da queste parti ha raggiunto la fama del mito, è venerato al pari di Jimi Hendrix e se ne capisce il perché: divenuto celebre con il gruppo punk Sumo, ha condotto una vita di eccessi ed è morto a 34 anni nel suo appartamento di San Telmo in seguito ad un arresto cardiaco. Esattamente dopo aver annunciato durante un suo concerto nella capitale che quella sarebbe stata la sua ultima performance.

Passeggiando circondati da murales, fate un salto al mercato alimentare per mangiare dell’ottimo street food a pochi pesos. E non dimenticate di visitare il MACBA, il museo di arte contemporanea. 

Sembra o no Montmartre?

PALACIO BAROLO

Vista di Buenos Aires dal faro di Palacio Barolo

Torniamo ora in Italia! Precisamente agli inizi del ‘900. Quando l’imprenditore tessile Luigi Barolo, di origini italiane, appassionato di Dante, commissionò la realizzazione di un palazzo in pieno centro a Buenos Aires all’architetto italiano Mario Palanti, anch’egli appassionato estimatore dello scrittore fiorentina. Il palazzo è stato costruito ricordando appunto la struttura della Divina Commedia, partendo dai gironi infernali più bassi fino ad arrivare all’ascensione in Paradiso, culminante nel faro posto in cima all’eclettico palazzo, dal quale si può godere di una delle viste più belle di Baires!

PLAZA DE MAYO

Proseguendo in direzione nord sbucherete sulla piazza più famosa della capitale argentina (vedi foto in copertina), all’interno del centralissimo barrio Microcentro, sulla quale si affaccia la Casa Rosada, il palazzo del governo dalle tinte rosa, appunto, e la cattedrale cittadina. Ma ciò che ha fatto di questa piazza un luogo iconico è il movimento delle madri dei desaparecidos: ogni giovedì dal 30 Aprile del 1977 alle 15,30 qui si riuniscono le madri degli oppositori dispersi per mano del governo dittatoriale e sanguinario di Videla, in segno di protesta e per ricordare i loro figli.

E POI…

Perché non trasformare un noioso lunedì in un pretesto per fare baldoria? Assolutamente da non perder lo spettacolo del gruppo La bomba del tiempo, una band di percussionisti per un paio di ore offrono uno show fuori di testa, cambiando di volta in volta location.

Altro luogo magico di Baires è la libreria El Ateneo, ricavata all’interno di un ex teatro. A pochi passi da qui troverete invece il centro culturale più grande dell’intera America Latina, il CCK, il centro culturale Kirchner. E’ incredibile come questa città sia colma di musei ed esposizioni d’arte, se siete degli appassionati troverete davvero pane per i vostri denti!

Baires ti stupisce, ti accoglie e ti stordisce, ma di sicuro ti fa sentire a casa, nella cara vecchia Europa, tanto amata da queste parti. Lo si percepisce negli occhi dei figli e nipoti dei primi emigranti, che ti comunicano quella strana e struggente nostalgia di un luogo mai visto ma sempre sognato.