POON HILL, LA TERRAZZA SULL’HIMALAYA

Il Nepal è una lingua di terra tra l’India e l’Himalaya, un incastro imperfetto, una terra sfortunata, lacerata da terremoti e dalle persecuzioni dei giganti che la circondano. 

Chi arriva da queste parti lo fa principalmente per l’avventura, per raggiungere le vette più alte al mondo. Chi ci torna lo fa per la serenità e la pace che regala l’accoglienza del popolo nepalese.

I segni del drammatico terremoto del 2015 sono ben visibili nel centro della sua capitale Kathmandu, dove, al posto dei maestosi templi di un tempo, ora vi sono solo macerie. Ma è proprio il turismo d’avventura che ha permesso al Nepal di rialzarsi, sperando che il Covid non ne vanifichi i passi in avanti fatti negli ultimi anni.

Tra tutti i trekking possibili, e ce ne sono davvero tanti, di sicuro il più affascinante e celebre è quello che permette di raggiungere il campo base della montagna più alta che esista, il tetto del mondo, l’Everest (visibile persino da Kathmandu). Tuttavia qualora non doveste avere a disposizione i 12-14 giorni necessari per completarlo e non foste debitamente preparati per un tale sforzo fisico, potreste optare per una non meno affascinante alternativa: il Poon Hill trekking, ovvero la terrazza sull’Himalaya.

Machapuchare detto Fish tail

Questo magnifico trekking, che fa parte del più lungo ABC (il trekking per l’Annapurna Base Camp), è consigliabile per varie ragioni: è relativamente breve (può essere completato in 4-5 giorni), non presenta grandi difficoltà e non raggiunge elevate altitudini (il punto massimo raggiunge 3200 m), per la varietà di paesaggi e, soprattutto, per l’incredibile vista che vi si presenterà davanti una volta raggiunto il punto panoramico principale, ovvero appunto Poon Hill. Una terrazza dalla quale potrete ammirare come in un quadro alcune delle montagne più alte al mondo della catena himalayana: l’Annapurna sud (7.219 metri), il Dhaulagiri (8.167 m), il Machapuchare (6.993 m), detto anche fishtail (coda di pesce) ed il Mardi Himal (5.587 m). Ecco alcuni consigli per godervi questa incredibile camminata con una vista d’eccezione.

QUANDO ANDARE

I periodi più indicati per visitare Poon Hill sono la primavera e l’autunno. In primavera le foreste sono nel loro massimo splendore, ma è anche la stagione più affollata. L’autunno invece forse è la soluzione migliore poiché vi regalerà cieli limpidi, trattandosi di altitudini non elevate, e poca gente lungo i percorsi e nelle guesthouse.

L’estate, invece, non è consigliabile poiché coincide con il periodo dei monsoni, ossia piogge copiose, cielo coperto e di conseguenza scarsa visibilità delle montagne. A questo va aggiunto l’enorme numero di sanguisughe che troverete lungo il percorso: in realtà saranno loro a trovare voi, ad infilarsi nel minimo pertugio dei vostri pantaloni e ad attaccarsi voracemente alle vostre gambe. 

Tuttavia, l’estate potrebbe essere per molti l’unico periodo di disponibilità di ferie per affrontare un tale viaggio. Se così fosse, io direi…partite! Il tempo in montagna cambia rapidamente, soprattutto verso la fine di agosto avrete buone probabilità di beccare delle belle giornate di sole ed una buona visibilità dell’Himalaya. Io sono stato sfortunato, perché non sono riuscito a vedere l’alba da Poon Hill con il cielo limpido (come potete notare dal mio sorriso forzato in foto). Però il giorno seguente mi sono rifatto a Tadapani godendomi un cielo più chiaro e la vista di tutte le vette all’alba, con una soddisfazione forse maggiore. Per me rimarrà un’emozione indescrivibile, perché inaspettata!

Poon Hill durante la stagione dei monsoni

Inoltre le sanguisughe possono essere sì fastidiose provocando sanguinamento e prurito, ma non pericolose per la nostra salute. Con piccoli accorgimenti possono essere subito allontanate, cioè versandoci del sale sopra, o ancora avvicinando una foglia di rododendro (pianta simbolo del Nepal) sulla quale si poseranno, o utilizzando dello scotch per sigillare l’attaccatura inferiore dei nostri pantaloni. Ma se ha saputo gestirle senza paura una ragazzina di 13 anni (vedi la prossima intervista ndr) sarete in grado di farlo anche voi. L’unica raccomandazione per il periodo estivo è quella di farsi accompagnare da una guida locale, che potrà segnalarvi il pericolo dovuto all’ingrossamento dei fiumi o ad eventuali smottamenti e frane lungo il percorso. 

COSA PORTARE 

Considerato che avrete la possibilità di lasciare parte della vostra roba in albergo o in un deposito a Pokhara prima di iniziare il trekking, lo zaino che porterete con voi dovrà essere il più leggero possibile per poter affrontare agilmente le salite sui numerosi gradoni che troverete durante il percorso. Quindi non possono mancare:

  • t-shirt di tessuto tecnico, che possano occupare poco spazio;
  • calzamaglia, guanti e maglietta intima termica (le guesthouse non sono sempre dotate di riscaldamento);
  • giacca a vento;
  • pantaloni e scarpe da trekking (possibilmente waterproof in Goretex);
  • kway o poncho in caso di pioggia, oltre a dei coprizaino impermeabili;
  • torcia frontale per poter raggiungere Poon Hill all’alba;
  • sacco a pelo;
  • borraccia per poter fare rifornimento di acqua in prossimità dei fiumi (l’acqua è assolutamente potabile)
  • scotch anti-sanguisughe per sigillare l’attaccatura dei pantaloni;
  • e, last but not least, un rotolo di carta igienica, perché il cibo speziato nepalese può farsi sentire in qualsiasi momento!

ITINERARIO

Una volta arrivati nel caotico aeroporto di Kathmandu potrete raggiungere la città di Pokhara (la base da cui parte il trekking) con un aereo (un rumorosissimo e piccolissimo aereo ad elica della Yeti Airlines, per temerari) o in bus. Io vi sconsiglio il bus perché ci metterà circa 10 ore, se non ci dovessero essere imprevisti, per percorrere circa 200 km. Una volta arrivati a Pokhara approfittatene solo per fare rifornimento di snack e di attrezzatura che potrebbe servirvi e per cenare nella strada turistica principale, magari gustando il tradizionale dal bhat (riso bollito, lenticchie, spezie, curry e verdure, accompagnati da una fetta di naan, una specie di pane piadina). Oltre al lago e ad un tempio buddista la città non offre molto altro.

Lago di Pokhara

Il percorso del trekking è un percorso ad anello e secondo me è preferibile farlo in senso orario, come consigliatomi da diversi viaggiatori.

  1. Pokhara – Nayapul – Tikhe Dhunga (6-7 ore)

Partendo da Pokhara si potrà raggiungere con una navetta o un taxi il villaggio di Nayapul da cui partirà l’avventura. Una volta ritirato il permesso di ingresso all’Annapurna Conservation Area, inizierà un percorso tra ponti tibetani e fiumi abbastanza semplice, perfetto per un primo riscaldamento. Fino ad arrivare al villaggio di Tikhe Dhunga, dove ci si può fermare per mangiare un buon piatto di momo (ravioli ripieni di verdure, spezie e carne) e magari conoscere altri viaggiatori nelle sale in comune delle guesthouse.

2. Tikhe Dhunga – Ulleri – Ghorepani (6-7 ore)

La seconda tappa è probabilmente la più dura. Il numero di gradoni che vi troveremo è infinito, questa sarà la tappa con il maggior dislivello dell’intero trekking. Dopo aver superato il piccolo villaggio di Ulleri finalmente arriveremo a Ghorepani, il villaggio più prossimo al Poon Hill. In passato questa era una tappa forzata per gli antichi commercianti che trovavano qui ristoro e acqua per i propri cavalli: deriva infatti dal nepalese Ghora (cavallo) e Pani (acqua). Questo sarà anche il villaggio più grande dell’intero percorso, diviso nella parte bassa e nella parte alta, dove c’è il maggior numero di guesthouse. Approfittatene per riempire lo stomaco e magari bere un chai (thè con latte) caldo, perché il giorno seguente vi aspetterà una levataccia.

3. Ghorepani – Poon Hill – Tadapani (5-6 ore)

Una levataccia che varrà assolutamente la pena di fare, perché questa sarà una giornata che difficilmente scorderete: dopo circa un’ora di salita al buio con la vostra fida torcia frontale, preparatevi ad affacciarvi sul maestoso massiccio himalayano colorato dalle prime luci dell’alba! Godetevi la vista di alcune tra le montagne più alte al mondo in un panorama che sembra irreale. Una volta abbandonata tanta bellezza, il percorso proseguirà tra foreste rigogliose e punti panoramici incredibili, in un percorso dalla difficoltà media, fino ad arrivare alla graziosa Tadapani, appollaiata su di un colle da cui sarà possibile vedere ancora una volta sua maestà l’Himalaya.

Annapurna south

4. Tadapani –  Ghandurk (o Jinhu) – Nayapul 

Potrete decidere se chiudere il percorso ad anello passando da Ghandurk (e le sue piantagioni di the), raggiungendo nuovamente Nayapul, per poi fare ritorno a Pokhara, oppure prolungare il soggiorno di una notte per rilassarsi dopo tanto cammino (e gradoni) nelle terme naturali di Jinhu. A voi la scelta. 

EXTRA

Una volta tornati a Pokhara e ristabilito il contatto con la civiltà vi consiglio di provare un’esperienza adrenalica come il paragliding, ovvero il parapendio. Si raggiunge la località di Sarangkot, da cui è possibile ammirare la vista del lago dall’alto, per poi spiccare il volo, effettuare un paio di acrobazie nel cielo e se si è fortunati vedere in lontananza le vette himalayane.

Niente male la vista sul tetto del mondo, vero?